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Startup e Start-Up, definizioni e differenze: si ci sono!

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Può un semplice simbolo creare così tanta differenza di significato tra due parole? La risposta è si, se stiamo parlando di Startup e Start-Up, stesse parole ma definizioni differenti che, siamo sicuri, molti non avranno mai considerato in quanto credono siano modi alternativi di scrivere la stessa parola.

Ma non è così e ve lo spieghiamo andando a mostrarvi le differenze tra l’una e l’altra parola, analizzandone le caratteristiche principali.

 

Definizione di Start-up

Partiamo dall’origine del nome in inglese, “to start-up a company“, significa letteralmente “avviare un’impresa“, ed è la frase a cui ci riferiamo per indicare il termine nella sua forma completa, quindi “start-up”, con il trattino in mezzo, significa appunto, “avviare“.

Universalmente quindi la parola “start-up” in economia è riconosciuta come l’avvio di un’attività (non sempre innovativa) o l’avvio di una business unit all’interno di un’attività già esistente. 

Nella lingua italiana, in una frase scritta, deve essere affiancata al termine a cui si riferisce il verbo. Bisogna quindi scrivere, “ sono in start-up (d’impresa) ”, cioè “ sono in avvio d’impresa ”, intendendo così la fase di avviamento di una qualsiasi attività imprenditoriale.

In economia quindi lo “start-up” di un’attività si riferisce ad una situazione temporale, ovvero all’avvio dell’attività, non ad una particolare categoria di impresa. Possiamo quindi definire start-up l’avvio di qualsiasi attività imprenditoriale tradizionale come ad esempio un bar o un ristorante. Negli Stati Uniti queste attività, comunemente tradizionali sono chiamate lifestyle business.

 

Definizione di Startup

Proprio dagli Stati Uniti prendiamo in prestito da Steve Blank, imprenditore ed educatore americano, l’univoca definizione in lingua inglese del termine “Startup”, il cui specifico tipo di impresa è stato perfino sancito dal Governo americano, quando l’allora presidente degli USA Obama lanciò la “Startup America Partnership”, nel 2011:

“Una organizzazione temporanea che attua un business model scalabile o replicabile, termine che va riconosciuto e quindi adottato per identificare le aziende neonate con DNA e prospettive da gigante. Sono quelle imprese di cui parlavo all’inizio, che intorno a loro portano i modelli di identificazione, gestione ed investimento codificati e tipici in molti paesi del mondo, e solo in via di diffusione in Italia, spesso con molta approssimazione e millantate competenze da parte di soggetti intermedi che cercano sempre una nuova onda di mercato dove alimentarsi.

Un’entità quindi che attraverso la ricerca di un business model scalabile e ripetibile, punta alla rapida crescita del suo mercato.

La grande differenza quindi tra le definizioni sta proprio nei due termini che abbiamo appositamente evidenziati in grassetto:

  • SCALABILITA’: aggettivo con cui si intende un business che può aumentare le sue dimensioni e quindi i suoi clienti e il suo volume d’affari , in modo anche esponenziale senza un impiego di risorse proporzionali.
  • REPLICABILE: ovvero un business model che può essere ripetuto in diversi luoghi e in diversi periodi senza essere rivoluzionato e solo apportando piccole modifiche.

L’esempio principale è quello della piattaforma di chat più comune al mondo, Whatsapp che è passata da 0 a milioni di utenti in tutto il mondo, semplicemente da un singolo ufficio in Silicon Valley, senza bisogno di avere un’adeguata struttura aziendale.

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La fase di EXIT

Infine, è di fondamentale importanza mettere a fuoco il concetto di Exit, perché la startup non è una lifestyle business, ma può essere considerata tale SOLO quando ha una strategia che porti ad una crescita globale ed una conseguente exit.

L’exit è l’unica forma sostenibile di ritorno universalmente riconosciuta nell’investimento in capitali di rischio.

Vista l’alta percentuale di fallimento che contraddistingue le startup (e che qualsiasi founder o investitore dev’essere disposto a sopportare), il ritorno dev’essere altrettanto allettante, bisogna quindi trovare degli investitori sotto varie forme, solitamente a seconda della fase di crescita in cui si trova la startup.

Troviamo quindi in ordine di crescita: Venture Incubator/Accelerator, Business Angels, Venture Capital e Private Equity.

 

 

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