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PMI innovativa: conviene davvero?

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Rosario Emmi

Nel corso di ogni singolo anno solare mi capita di entrare in contatto con decine di imprenditori o potenziali tali, e soprattutto di ascoltare centinaia di storie imprenditoriali (o potenzialmente tali).

Vi svelo un segreto: fosse per me, farei esclusivamente questo. Ascoltare i sogni delle persone, osservare lo sviluppo di business da zero, come fossero dei figli, spesso purtroppo anche con i connessi risvolti negativi.

Di presenza, telefonicamente, in video call, via chat, penso di aver ormai affinato un senso non comune per definire le potenzialità di un business.

 

L’esperienza professionale come punto di partenza 

Osservo però, soprattutto negli ultimi 3 anni e complice il diffondersi massivo dei social network, una tendenza abbastanza comune nel mondo imprenditoriale, ovvero quella di concentrarsi esclusivamente sulla tassazione come unica strada per portare a casa degli utili dalla propria azienda.

Spesso anche in fase di avvio, la domanda comune è sempre la stessa: come risparmio “le tasse”? Come abbatto gli F24?

Non parlo solo di imprese con utili consistenti, ma anche di imprese neonate o da intraprendere,

 

Lo ammetto. Non sono un fiscalista. È prassi associare la figura del dottore commercialista alle “tasse” (per capire il motivo del virgolettato ti invito a leggere questo articolo), ma c’è anche dell’altro. Personalmente, penso di essere controcorrente, ritengo che il fisco sia una cosa semplice. Una cosa stupida. Guadagno, pago. Guadagno di più, pago di più. Assumo personale, pago. Assumo più personale. Pago di più.

 

Prima di ricevere i vostri attacchi, sono assolutamente conscio della complessità del fisco italiano, e sono ancor più conscio dell’elevato carico fiscale e contributivo, oltre che dell’irragionevolezza di chi legifera e di chi controlla. Ma penso che un imprenditore che vuole crescere non può focalizzarsi solo su questo aspetto.

 

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Una prima risposta “gratuita” al problema…

 

Uno dei riflessi del mio pensiero è il caso della normativa sulle PMI innovative.

 

Intanto, qualora non lo abbiate già fatto, vi invito a scaricare qui il mio ebook gratuito sugli aspetti principali e peculiari della PMI innovativa.

Lo so, sto facendo un errore madornale di marketing, è controproducente dare via gratuitamente qualcosa che ha un valore professionale molto elevato visto l’argomento molto di nicchia e complesso. Ma ho realizzato soprattutto da un anno a questa parte che è necessaria una divulgazione di una regolamentazione che ritengo molto poco conosciuta, e che potrebbe sicuramente dare grandi vantaggi a chi la adotta.

Per cui, sono intenzionato a portare avanti un’opera “sociale”, e penso che la diffusione della conoscenza dello strumento porterà sicuramente anche un ritorno per la mia attività professionale e quella dei miei soci e collaboratori (non è bello dirlo, ma ovviamente non campiamo di aria).

 

Non mi soffermerò in questo articolo sui requisiti, sulle caratteristiche della regolamentazione, o su adempimenti specifici. Voglio condividere più che altro qualche aspetto peculiare collegato a case history reali.

Intanto vi anticipo che è difficile trovare in giro letteratura sulla materia o approfondimenti pratici.

La motivazione è semplice e non mi stancherò mai di ripeterlo: in Italia esistono ad oggi circa 2.000 PMI innovative. Un numero bassissimo che rende questo “tipo di società” (per non essere ripreso da qualche collega, utilizzo il termine solo per semplificare la questione ai non addetti ai lavori) abbastanza raro.

 

Questo è un aspetto che ad oggi non riesco ancora a spiegarmi, perché da quello che vedo nella mia vita professionale ordinaria, ritengo che ci siano migliaia di imprese che possiedono i requisiti per l’accesso, e probabilmente non ne hanno la minima idea. Anzi, togliamo il probabilmente.

Attenzione, non sto dicendo che per chiunque è possibile diventare PMI innovativa, magari forzando il possesso dei requisiti. E mi rendo conto che nel Registro Speciale startup innovative ci sono tanti esempi non proprio “mirabolanti” di startup o comunque di attività effettivamente innovative.

 

Essere PMI innovativa

Dopo questa lunga premessa, è il momento di ricollegarmi al titolo dell’articolo: conviene diventare PMI innovativa?

 

Avrete già capito che la risposta è positiva, e potete leggere i vantaggi in dettaglio nell’ebook gratuito. L’unico aspetto che possiamo considerare negativo, in termini di costi, è sicuramente la necessità di dotarsi di un organo di revisione contabile, cosa che alle aziende di dimensioni più modeste e che non hanno obbligo legale potrà far storcere il naso, visti i costi.

Ma vi assicuro che anche la revisione legale può essere un punto di forza, e soprattutto è una tutela maggiore per l’imprenditore, soprattutto nell’ottica dei rischi maggiori connessi alla normativa sulla crisi d’impresa che entrerà in vigore a regime nel 2022.

Dunque, visto che è così conveniente, perché ci sono così poche PMI innovative in Italia? Non ci sarà mica qualcosa sotto?

Nel corso degli anni mi sono fatto una idea sulla motivazione legata alla bassa diffusione dello strumento.

 

Mancanza di adeguata divulgazione

Intanto, come spesso accade, la poca diffusione dipende sicuramente da mancanze di natura “pubblica”, ovvero degli organi preposti alla divulgazione.

Non parlo solo di scuola o università ovviamente, quanto piuttosto di enti pubblici, in primis le Camere di Commercio.

Inoltre, ma questo dipende anche dal numero di società iscritte al registro speciale che è molto basso in proporzione, e quindi non preso in considerazione, non esiste purtroppo una conoscenza approfondita dello strumento da parte di professionisti che si occupano della materia (dottori commercialisti e avvocati in primis), non tanto per una mancanza di competenze quanto per la poca esperienza dettata appunto dai pochissimi casi presenti sul territorio nazionale.

 

Con SRLonline ci siamo quindi prefissati di scuotere le coscienze e divulgare informazioni sullo strumento, perché ci guadagneremmo sicuramente tutti: noi come società perché aumenteremmo i compensi per le attività di consulenza, i colleghi o altri professionisti che pur non essendo esperti possono comunque permettere lo sviluppo delle aziende, le aziende stesse che crescendo porteranno beneficio a loro ed alla comunità intera.

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