Aspetti contabili, burocratici e possibili strategie per implementarlo nel proprio modello di business
L’evoluzione del digitale
Ognuno di noi ha fatto almeno un acquisto on-line al giorno d’oggi, a prescindere dalla nostra età. Sembrava ieri quando a metà anni novanta qualcuno, timidamente, comprava o vendeva oggetti usati su iBazar (oggi eBay). All’epoca ogni transazione era accompagnata da diffidenza e insicurezza, tipici di chi era ancora abituato a fare le cose in un modo che oggi definiremo all’”antica”. Nei primi anni duemila si divulga a macchia d’olio la cultura dell’acquisto on-line. Già all’epoca eBay ed Amazon erano i pionieri nel settore. Si acquistava on-line semplicemente per risparmiare. Il classico botta e risposta che si sentiva spesso era:”lo compro su internet, così risparmio”. “Si ma non sei sicuro se ti arriva e cosa ti arriva a casa”.
Nel corso degli anni successivi, la cultura della digitalizzazione ha invaso prepotentemente la vita di ognuno di noi, incontrando e vincendo le resistenze di chi tende ad opporsi al cambiamento.
La vita privata e lavorativa è al giorno d’oggi un continuo interfacciarsi con il mondo digitale, tanto che la Comunità europea e l’Italia hanno inserito, tra le analfabetizzazioni, l’analfabetismo digitale e l’analfabetismo informatico con conseguenti misure utili a compensare questo GAP.
Il mondo è cambiato e sta continuando a cambiare. La pandemia mondiale, iniziata nel 2020 ha accelerato questo processo, facendolo crescere in modo esponenziale. Durante i mesi del lockdown almeno nove persone su dieci si sono interfacciati almeno una volta con un software di videoconferenza come Zoom o Google Meet e hanno ordinato del cibo con app di consegna a domicilio come Gloovo e Deliveroo, che esistono da circa sei anni e che quasi tutti oggi conosciamo a causa del periodo vissuto.
Il mondo dunque cambia e le imprese non possono restare indifferenti.
Al giorno d’oggi, imprenditori e liberi professionisti non possono non tenere in considerazione nel proprio modello di business i benefici di una strategia di digital marketing.
Come avviare un’e-commerce? Cosa è necessario?
Il commercio elettronico rappresenta un’opportunità per chi vuole incrementare i propri profitti, rivolgendosi ad un pubblico molto più ampio rispetto al pubblico locale, o semplicemente rappresenta un’opportunità per chi vuol fare impresa.
Però attenzione, a non fare confusione. Creare un e-commerce è un’opportunità ma presenta anche delle minaccie ed è pertanto necessario fare un’attenta analisi dei punti di forza e dei punti di debolezza.
Il web, come già detto, è in forte espansione. Anni fa i giovani adolescenti cercavano notorietà facendo provini per vari programmi televisivi, sperando di essere selezionati. Oggi è sufficiente aprire un profilo Instagram o TikTok per tentare di avere successo tra il
pubblico. Molti giovani influencer sfrecciano auto di lusso e ville con piscina vantandosi di aver creato un e-commerce.
Non è una passeggiata. Si tratta di una vera e propria attività d’impresa, e ogni imprenditore conosce bene il significato celato dietro questa frase.
In questo articolo vedremo, per sommi capi, come poter realizzare una strategia e-commerce.
Aprire un e-commerce
Come creare un e-commerce?
La prima cosa da fare è affidarsi ad un professionista. Le strategie improvvisate cercando tutorial on-line hanno le gambe corte. Un esperto, oltre a indirizzarti la strada giusta, ti mette a disposizione la sua esperienza, frutto di lavoro e sperimentazioni fatte negli anni.
Per creare e gestire il sito web esistono diverse piattaforme CMS. Le più famose sono Prestashop, Shopify, Woocommerce, Magento. Prima di procedere alla realizzazione del sito web, ci sono diversi aspetti da valutare e tenere in considerazione. Il primo di questi è la gestione del magazzino. Se stai avviando una startup ed hai intenzione di vendere solo
on-line, il problema non si pone. Diversamente, se hai già un negozio fisico o hai intenzione di aprirlo, dovrai tenere in considerazione che il magazzino dovrà essere sincronizzato.
Immagina ad esempio un cliente che compra il prodotto X nel tuo negozio fisico, e cinque minuti dopo ti arriva un ordine dal sito web per lo stesso articolo, che non hai più. Il professionista potrà consigliarti e offrirti consulenza sulla scelta di un programma di magazzino che ti permette di sincronizzare il tempo reale le giacenze. Altri aspetti fondamentali sono i metodi di pagamento e di spedizione. Per i primi di tratta di scegliere l’accordo commerciale economicamente più conveniente, in quanto i vari Stripe, Sumup, Nexi hanno delle commissioni diverse. Un consiglio che vi dò è comunque quello di inserire anche PayPal. Nonostante è leggermente più caro degli altri rappresenta una garanzia e tutela per il consumatore finale. Molti di questi si sentono rassicurati da PayPal e procedono con l’acquisto, superando le eventuali diffidenze e resistenze all’acquisto. Stesso discorso riguardo alle modalità di spedizione, occorre valutare le varie proposte economiche dei diversi corrieri, e scegliere quella più conveniente.
Il professionista, oltre a guidarti nella valutazione e nella scelta delle sfaccettature appena citate, provvederà anche, durante la realizzazione del sito web e-commerce, a valutare l’esperienza di navigazione del sito stesso. Questo ha un ruolo determinante. Se il sito è lento, poco chiaro, difficile da navigare e non intuitivo, si rischia di perdere una potenziale vendita. L’essere umano ha una vita frenetica. Quotidianamente è una corsa contro il tempo tra il lavoro, gli impegni personali e familiari. Quando si fa un acquisto on-line si vuole concludere in breve tempo. Pertanto, statisticamente, se il percorso che porta all’acquisto sarà troppo lungo o poco intuitivo, il carrello dell’utente sarà “abbandonato”. Riguardo a questa fattispecie vi è una lunga letteratura in merito, e tra qualche riga vi parlerà anche di potenziali strategie per ridurre la percentuale di carrelli abbandonati. Quasi sicuramente nella tua vita avrai fatto almeno un’acquisto su Amazon. Hai presente l’acquisto che può essere concluso con un semplice slide? Si, esatto. E’ correlato a quanto appena descritto. Una volta realizzato il sito web, definita la gestione del magazzino, la modalità di pagamento e di spedizione, avremmo il nostro “strumento” per vendere on-line.
La parola strumento non è casuale. Il sito web rappresenta appunto uno strumento di vendita. Può essere il più bello, veloce ed intuitivo del mondo, ma gli utenti come fanno a trovarlo?
Strategie per avviare un e-commerce
Dopo aver creato il nostro strumento di vendita, è necessario stilare una strategia di digital marketing a supporto dello strumento appena creato, che ci consenta di far entrare traffico nel sito web e di generare delle vendite.
Il professionista di digital marketing ha a disposizione una serie di strumenti che può implementare. Uno strumento non esclude però l’altro, anzi, potrebbe essere oppurtuno impiegare tutti gli strumenti a disposizione. Non esiste la formula perfetta, sarà il professionista a valutare, in base al mercato, al business e ad altre variabili, quali strumenti sarà opportuno utilizzare.
Prendiamo in considerazione il processo di acquisto del consumatore. Questo ha inizio con la manifestazione di un bisogno. Immaginiamo di voler acquistare un nuovo smartphone.
Quando maturiamo questo nostro desiderio siamo spinti e motivati dal voler soddisfare un bisogno, che può essere un’esigenza (l’attuale smartphone si è rotto o è troppo datato) o il bisogno di appartenere ad un determinato status sociale (possedere l’iPhone mi identifica con un determinato gruppo sociale, da me riconosciuto). Una volta maturato questo bisogno si attiva la fase successiva, che è quella della ricerca delle informazioni. Vent’anni fa si andava in edicola ad acquistare riviste di settore (ad esempio Quattroruote per acquistare un auto), al giorno d’oggi, è più semplice collegarsi a Google a fare una ricerca. Si inizierà a cercare ad esempio nei forum, o nei blog in modo da individuare diversi modelli utili a soddisfare il mio bisogno. Dopo aver individuato diversi modelli, si procederà con la scelta del modello da acquistare, anche in questo caso si ricercherà su Google, in modo da farsi un’idea sui prezzi e probabilmente verrà acquistato on-line.
Questo tipo di domanda è una domanda consapevole. Ovvero, sto cercando un prodotto, lo cerco su Google. Appare di fondamentale importanza che il nostro sito web e-commerce abbia visibilità su Google, altrimenti perderemmo l’opportunità di fare una vendita.
Come si ottiene visibilità?
Google è una delle più grandi imprese al mondo, e come ogni impresa vuole offrire il miglior servizio ai propri clienti, che in questo caso sono gli utenti che navigano nel web.
Difficilmente, infatti, quando viene fatta una ricerca su Google, non si riesce a trovare ciò che si stava cercando. Questo vuol dire, in soldoni, che il motore di ricerca premierà i siti web più autorevoli. Ma in realtà non è così semplice. L’algoritmo di Google è segreto, così come è segreta la formula della Coca-Cola, tutti provano ad imitarla, ma nessuno ci riesce. Ci sono due branche di studio e di strategia, la SEO (search engine optimization) e la SEM (search engine marketing). La prima riguarda una serie di ottimizzazioni tecniche del sito web, strategie di link building e di creazione di testi utili in ottica SEO.
La SEM riguarda invece le campagne pubblicitarie.
Se facessimo una ricerca su Google noteremmo che in alto ci sono dei siti web contrassegnati dalla voce “annuncio”, in basso ci sono poi gli altri risultati, definiti “organici”. Gli annunci sono frutto di campagne SEM, i risultati organici di ottimizzazioni SEO.
Come funzionano le campagne pubblicitarie Google? Il primo passo è quello di fare uno studio delle keywords. Dopo aver redatto il piano delle potenziali parole chiave, si stabilisce un budget pubblicitario da investire, e per ogni clic fatto dagli utenti questo budget scalerà. Chiaramente non saremmo solo noi ad investire in campagne pubblicitarie. In questo caso allora come fa l’algoritmo a determinare la “graduatoria” dei siti web? Si tratta di un’asta il cui funzionamento è simile alle aste su eBay, ma con una differenza. Mentre in quest’ultimo l’asta viene aggiudicata dal miglior offerente, in questo caso non è sufficiente essere disposti a pagare di più, perché ci sono dei parametri qualitativi individuati da Google, che sono riassunti in un indice chiamato quality score, che varia da 1 a 10.
Ipotizziamo che ci siano tre imprese, A B C. A è disposta a pagare € 0.8 ed ha un quality score di 6, B è disposta a pagare € 2 ed ha un quality score di 3, C è disposta a pagare € 1 ed ha un quality score di 9. Moltiplicando il quality score per il budget si otterrà:
A = 4,8
B = 6
C = 9
Il risultato della ricerca su Google sarà
C B A
Quindi B, nonostante fosse disposto a pagare più degli altri si trova in seconda posizione. Un’altra tipologia di domanda, oltre a quella consapevole, è quella latente.
Questa è tipica dei social network. Infatti, quando navighiamo all’interno di questi non stiamo
cercando un prodotto o un servizio, ma veniamo comunque raggiunti da diversi messaggi pubblicitari, che catturano la nostra attenzione e che o ci portano a compiere un’azione subito (entro in un sito ed acquisto) oppure lo farò in un secondo momento.
Una strategia non esclude l’altra. Anzi. E’ possibile costruire un percorso da far fare all’utente, che, da Google ricerca il prodotto/servizio, entra dunque nel sito web e lì potrà compiere o meno un’azione. In ogni caso, all’interno del sito, il professionista installerà il Pixel di Facebook. Si tratta di uno strumento che memorizza quello che l’utente fa all’interno del sito. Con questi dati, sarà possibile, successivamente, creare delle campagne pubblicitarie sui social network che sono strettamente mirate.
In altre parole, riprendiamo l’esempio del carrello abbandonato, di cui parlavamo prima. Se gli utenti abbandonano il carrello, è possibile creare una campagna pubblicitaria del tipo “Non fartelo scappare, è rimasto l’ultimo pezzo”, oppure “Se acquisti oggi, ma solo oggi, avrai uno sconto del 20%”. Tutti questi messaggi aumentano la probabilità di recuperare i carrelli abbandonati e quindi generare delle vendite.
E’ ancora più evidente, dopo quanto descritto, che risulta essere determinante il contributo e la consulenza di un professionista.
Cos’è il dropshipping
Si sente parlare spesso sul web di dropshipping. Ma cos’è? Si tratta di un particolare modalità di vendita on-line in cui un’impresa produttrice o distributrice di un bene mette a disposizione il suo catalogo prodotti ad un soggetto, che potrà metterli in vendita nel proprio store on-line, senza acquistarli preventivamente. Ovvero, metterà in vedita i prodotti, quando un utente farà l’acquisto, il venditore girerà l’importo ricevuto al produttore/distributore che spedirà direttamente all’acquirente. Il venditore tratterrà da questa transazione una commissione.
Anche in questo caso è opportuno rivolgersi ad un professionista che farà un’analisi costi benefici per valutare la fattibilità o meno dell’investimento.
Gli aspetti fiscali dell’e-commerce
La vendita on-line è una vera e propria attività d’impresa. Spesso nei forum o gruppi Facebook si leggono domande del tipo “se vendo on-line ma non fatturo più di € 5.000 non è necessario aprire la partita IVA?”.
E’ vero che è possibile fatturare con il proprio codice fiscale per un importo complessivamente non superiore ad € 5.000, ma è altrettanto vero che si tratta di un’attività “continuativa”, così come disciplinato dall’art. 2082 del codice civile, si tratta di un’attività d’impresa e quindi questa va aperta a prescindere dal fatturato.
A prescindere se si possiede già un negozio fisico o meno dovrà essere inoltra trasmessa una S.C.I.A. al Comune, indicando l’indirizzo web dell’e-commerce.


