Il Piano Transizione 5.0, emanato con il decreto legge n. 19/2024 e inserito nel contesto del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), segna un'importante evoluzione nella strategia di sviluppo sostenibile e digitale delle imprese italiane. Questo piano non è solo un incentivo, ma un vero e proprio catalizzatore per una transizione verso processi produttivi più ecologici e tecnologicamente avanzati.
La chiave di questo piano è la sua visione che integra lo sviluppo tecnologico con la sostenibilità energetica. Si incentivano le aziende a intraprendere progetti di innovazione che conducano non solo a una digitalizzazione più ampia, ma anche a una riduzione significativa dei consumi energetici. Questo approccio non mira solo a un progresso tecnologico, ma cerca di bilanciare la crescita economica con la responsabilità ambientale, mettendo in luce la necessità di un'operatività aziendale sostenibile.
Gli incentivi offerti dal Piano 5.0 sono ampi e variabili, in base all'entità dell'investimento e alla riduzione effettiva dei consumi energetici. Questa flessibilità dimostra il desiderio di rendere il piano accessibile a un'ampia varietà di imprese, indipendentemente dalla loro dimensione o dal settore di appartenenza. È un chiaro segnale dell'impegno del governo italiano verso l'inclusività e la promozione di un cambiamento diffuso e partecipato.
Un aspetto distintivo del Piano 5.0 è la sua enfasi sulla riduzione dei consumi energetici. Non si limita a promuovere l'efficienza e la sostenibilità aziendale, ma incoraggia attivamente l'adozione di tecnologie innovative e soluzioni di risparmio energetico. In linea con l'obiettivo globale di riduzione delle emissioni e protezione dell'ambiente, il piano esclude esplicitamente gli investimenti in attività legate ai combustibili fossili o ad altre pratiche ad alto impatto ambientale.
Focus degli investimenti nel piano transizione 5.0
Il governo italiano ha gettato le basi per la rivoluzione digitale e verde delle imprese con l'introduzione del Piano Transizione 5.0, entrato in vigore il 2 marzo 2024 con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale n. 52 del Decreto Legge n. 19/2024. Questo provvedimento, attuativo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), rappresenta un punto di svolta significativo nel panorama degli incentivi per le realtà produttive del Paese. Disciplinato dall'articolo 38, il Piano 5.0 mira a sostenere il processo di transizione digitale ed energetica delle imprese, in linea con la decisione del Consiglio ECOFIN dell'8 dicembre 2023 e, in particolare, con quanto disposto in relazione all'Investimento 15 - "Transizione 5.0" della Missione 7 - REPowerEU.
Con una cospicua dotazione finanziaria di oltre 4,5 miliardi di euro proveniente dal programma Re Power EU, finanziato dal Fondo Next Generation EU-Italia, il Piano 5.0 intende guidare le aziende verso una trasformazione digitale e una maggiore sostenibilità energetica dei processi produttivi. Questo ambizioso progetto coniuga l'innovazione tecnologica con la responsabilità ambientale, ponendo l'accento sull'incremento degli investimenti 4.0 con un occhio di riguardo verso l'efficienza energetica e il risparmio energetico.
In linea con il principio di "non arrecare un danno significativo all'ambiente" sancito dall'articolo 17 del Regolamento UE 852/2020, il Piano 5.0 esclude dagli incentivi gli investimenti destinati ad attività legate ai combustibili fossili, all'Emission Trading System con elevate emissioni di gas serra, alle discariche e agli inceneritori di rifiuti, nonché ad attività ad alto tasso di inquinamento.
Caratteristiche del piano transizione 4.0 (2024-2025)
Il Piano Transizione 4.0, precursore del nuovo Piano 5.0, era focalizzato sugli investimenti in beni strumentali nuovi, sia materiali che immateriali, finalizzati alla trasformazione tecnologica e digitale dei processi produttivi nelle strutture produttive situate in Italia. Questa misura ha rappresentato un primo passo cruciale verso la modernizzazione delle imprese italiane, offrendo incentivi fiscali significativi per l'acquisto di attrezzature all'avanguardia.
Nel biennio 2024-2025, il Piano 4.0 prevedeva un credito d'imposta articolato su diverse percentuali a seconda dell'ammontare degli investimenti:
- Per i beni materiali "Industria 4.0", il credito d'imposta era del 20% per la quota di investimenti fino a 2,5 milioni di euro, del 10% per la quota oltre 2,5 milioni fino a 10 milioni, e del 5% per la quota oltre 10 milioni fino al limite massimo di 20 milioni di costi ammissibili complessivi.
- Per gli investimenti in beni immateriali connessi all'Industria 4.0, come software, sistemi, piattaforme e applicazioni, il Piano 4.0 prevedeva un credito d'imposta del 15% nel 2024 e del 10% nel 2025, con un limite di investimento agevolabile di 1 milione di euro.
Questo incentivo fiscale era accessibile a tutte le imprese residenti in Italia, indipendentemente dalla natura giuridica, dal settore economico, dalla dimensione o dal regime contabile adottato. Rappresentava un'opportunità significativa per le realtà produttive di ogni dimensione di ammodernare i propri impianti e processi con tecnologie all'avanguardia.
Differenze tra i Piani 4.0 e 5.0
Il salto dal Piano Transizione 4.0 al 5.0 segna una transizione non solo nella scala degli investimenti, ma anche nell'approccio adottato. Mentre il 4.0 era incentrato principalmente sulla digitalizzazione dei processi produttivi, il 5.0 amplia considerevolmente il suo raggio d'azione includendo la sostenibilità energetica come aspetto centrale. Questo cambiamento riflette un approccio più olistico da parte del governo, combinando l'innovazione tecnologica con la responsabilità ambientale.
Nello specifico, il Piano 5.0 mira ad incentivare gli investimenti in tecnologie green che non solo migliorano l'efficienza operativa, ma anche riducono l'impatto ambientale delle attività produttive. Ciò significa che le imprese potranno beneficiare di incentivi per l'adozione di soluzioni energeticamente efficienti come sistemi di gestione dell'energia, impianti di produzione di energia rinnovabile destinati all'autoconsumo (con esclusione delle biomasse) e tecnologie per il recupero e il riciclo dei materiali.
Inoltre, il Piano 5.0 introduce agevolazioni per le spese di formazione del personale finalizzate all'acquisizione di competenze nelle tecnologie rilevanti per la transizione digitale ed energetica, entro il limite del 10% degli investimenti effettuati.
Un'ulteriore novità è rappresentata dall'obbligo di presentare certificazioni ex-ante ed ex-post rilasciate da valutatori indipendenti, come Esperti in Gestione dell'Energia o Energy Service Company, attestanti la riduzione dei consumi energetici conseguibile e l'effettiva realizzazione degli investimenti.
Quali sono i beni agevolabili
I beni agevolati dalla Transizione 5.0 comprendono un'ampia gamma di investimenti incentrati sull'innovazione tecnologica e la riduzione dei consumi energetici. In particolare, sono ammissibili:
- Beni materiali e immateriali nuovi, strumentali all'esercizio d'impresa e interconnessi al sistema aziendale di gestione della produzione o alla rete di fornitura, che garantiscano una riduzione dei consumi energetici della struttura produttiva o dei processi interessati dall'investimento, con soglie minime di riduzione stabilite rispettivamente al 3% e al 5%.
- Software, sistemi, piattaforme o applicazioni per l'intelligenza degli impianti, che garantiscano il monitoraggio continuo e la visualizzazione dei consumi energetici e dell'energia autoprodotta e autoconsumata, o introducano meccanismi di efficienza energetica (Energy Dashboarding).
- Investimenti in beni materiali nuovi per l'autoproduzione di energia da fonti rinnovabili, inclusi impianti per lo stoccaggio dell'energia prodotta. Nel caso specifico dell'autoproduzione e autoconsumo di energia solare, sono ammissibili soltanto gli impianti con moduli fotovoltaici rispondenti a specifici criteri tecnici e territoriali.
- Spese per la formazione del personale finalizzate all'acquisizione o al consolidamento di competenze nelle tecnologie rilevanti per la transizione digitale ed energetica dei processi produttivi, nel limite del 10% degli investimenti effettuati nei beni agevolabili e fino ad un massimo di 300 mila euro.
Procedura di accesso ai benefici del Piano Transizione 5.0 e esclusione dei benefici della ZES Sud
Iter per accedere agli incentivi del Piano Transizione 5.0
L'iter per accedere agli incentivi del Piano Transizione 5.0 prevede un coinvolgimento sinergico di più enti e una procedura articolata su diverse fasi al fine di garantire trasparenza, efficacia degli investimenti e rispetto dei limiti di spesa previsti[1].
Il primo passo è l'invio telematico al Gestore dei Servizi Energetici (GSE) della richiesta di prenotazione utilizzando l'apposito modello standardizzato. Alla domanda devono essere allegate la documentazione tecnica prescritta e le certificazioni rilasciate da valutatori indipendenti qualificati come Esperti di Gestione Energetica o Energy Service Company.
Il GSE verifica la completezza della documentazione e trasmette quotidianamente al Ministero delle Imprese e del Made in Italy l'elenco delle imprese ammissibili con l'importo del credito prenotato, controllando il rispetto del tetto di spesa. Al termine del progetto, l'impresa invia l'ultima comunicazione corredata dalla certificazione ex-post di conformità. A questo punto il GSE trasmette all'Agenzia delle Entrate l'elenco definitivo dei beneficiari con l'ammontare del credito d'imposta utilizzabile in compensazione tramite F24.
L'Agenzia delle Entrate svolge quindi un ruolo cruciale di controllo e verifica sull'effettiva spettanza del credito d'imposta, potendo richiedere ad imprese e GSE ulteriore documentazione. Spetta infine all'Agenzia vigilare sulla corretta fruizione del beneficio in compensazione e procedere al recupero di eventuali importi indebitamente utilizzati.
Esclusione dei benefici della ZES Sud
Il Piano Transizione 5.0 rappresenta una sfida significativa per le imprese del Mezzogiorno, in particolare per quelle che hanno beneficiato in passato dei generosi incentivi legati alla Zona Economica Speciale (ZES) del Sud Italia. Secondo quanto riportato nell'art. 38, il nuovo credito d'imposta 5.0 non sarà cumulabile con i benefici previsti per le aree ZES, ponendo le aziende meridionali di fronte a una scelta cruciale.
In precedenza, le imprese del Sud potevano sfruttare un'importante sinergia tra il credito d'imposta per il Mezzogiorno e quello per gli investimenti in beni strumentali 4.0, riuscendo a coprire fino all'80% o addirittura oltre dei costi sostenuti per l'acquisto di macchinari, impianti e attrezzature.
Tuttavia, con l'introduzione del Piano Transizione 5.0, questo scenario favorevole sembra destinato a cambiare radicalmente. L'impossibilità di cumulare il nuovo credito d'imposta con quello previsto per la ZES unica del Mezzogiorno rischia di penalizzare pesantemente le imprese di queste aree.
A meno di non dover effettuare investimenti particolarmente consistenti o legati all'installazione di impianti fotovoltaici, la maggior parte delle realtà produttive del Sud potrebbe non essere interessata alla nuova agevolazione 5.0, perdendo così l'opportunità di beneficiare degli incentivi per la riduzione dei consumi energetici.
Le imprese del Mezzogiorno si trovano ora di fronte a una scelta cruciale: optare per il credito d'imposta 5.0 o per quello legato alla ZES, non potendo più beneficiare della combinazione vantaggiosa che ha caratterizzato gli incentivi passati.

Rosario Emmi
Autore
Dottore Commercialista e Founder di Proclama SPA tra professionisti. Specializzato in startup e PMI innovative, equity crowdfunding, e-commerce e digitalizzazione dei processi aziendali. Autore per Partitaiva.it su temi di intelligenza artificiale applicata alla professione contabile e innovazione digitale.
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